Morte di uno psicologo
Al numero 951 della Quinta Strada, fra la 52ma e la 53ma, sorgeva l'alto edificio: centinaia di uffici inguainati in pannelli di vetro a specchio, più che un palazzo sembrava un enorme loculo di 40 piani.
Come tutti i giovedì, abitualmente per le ore 15.30, l'uomo arrivò.
Oggi era in anticipo: aveva una cosa molto importante da fare. Sostò per un attimo nel lussuoso atrio, poi si avviò verso l'ascensore, entrò e premette il bottone dell'ultimo piano.
Quando scese percorse barcollando il lungo corridoio e si fermò di fronte alla porta dell'ultimo ufficio, alla sua sinistra.
Odiava quel posto ma non poteva fare a meno di andarci: qualcosa lo spingeva lì.
Nella sua mente tutto era ovattato, non riusciva a mettere a fuoco quello che a tratti balenava nel suo cervello. Il dolore alle tempie era insopportabile.
Quasi quanto la persona che lo aspettava in quell'ufficio e che lo scrutava, al di là della scrivania in legno di mogano tutta intarsiata, dov'era seduto, e che in tutti i modi cercava di leggere nei recessi della sua mente.
- " Lo ucciderò " - disse.
A volte si sorprendeva a pensare a quanto erano simili: lo stesso gusto nel vestire, la stessa marca di sigarette ed anche la pipa appoggiata sulla scrivania aveva qualcosa di familiare.
E tutto questo aumentava l'astio verso di lui.
Odiava quella persona quando gli parlava: vedeva le sue labbra formulare frasi ma non sempre riusciva a coglierne il significato. La sua rabbia raggiungeva il culmine e lo faceva sentire impotente perché non riusciva a capire e farsi capire.
- " Lo ucciderò " - pensò ancora - " Si, lo farò ! " -.
All'improvviso si scosse e si ritrovò a fissare la scritta sulla porta davanti alla quale si era fermato. Le lettere erano ormai consunte, alcune mancanti:
- " E' il suo nome " - balbettò - " ma non lo ricordo, il suo nome ...." -
Per qualche minuto rimase immobile, trattenne il respiro, sembrò ricordare qualcosa, poi la visione svanì.
Abbassò la maniglia della porta ( che non era mai chiusa a chiave ) ed entrò nell'ufficio.
Da che parte iniziare ? Doveva sbrigarsi: l'uomo non era ancora arrivato e lui voleva trovare qualcosa che lo aiutasse a capire cosa avesse scoperto su di lui e che altro gli avrebbe chiesto.
Tutti i cassetti della scrivania e gli schedari erano aperti. Iniziò a cercare fra tutte quelle carte, sparpagliandole, alla ricerca di una annotazione, di un nome ( ecco adesso non ricordava nemmeno il SUO di nome ! ) di qualcosa che fugasse i suoi dubbi.
Guardò sotto la scrivania: un cassetto poco profondo era incassato e abilmente nascosto. Ma non era chiuso: una leva sul fianco fece scattare una molla, si aprì e dentro vide il registratore. Il dolore alla testa era sempre più lancinante, avrebbe urlato ma non aveva tempo, doveva ascoltare quel nastro.
Con dita tremanti pigiò il pulsante e la voce della persona che odiava riempì la stanza: -" ... la sua capacità di recitare delle parti ha un suo lato oscuro e presenta un problema quando lei si trova faccia a faccia con la duplice natura della sua personalità. E' spesso vittima di dubbi. Le capita di essere crudele eppure secondo lei fare del male agli altri è inconcepibile. Da un lato è metodico ma dà anche peso all'intuizione. " -.
Fermò il nastro.
Intuizione: quella parola sembrò aprire un varco nel cervello annebbiato ma il dolore alle tempie era troppo forte e ritornò il buio.
- " E così è questo che pensa di me, che significato ha, che senso ... che altro dice? "-.
Rimise in funzione il registratore ma sbagliò tasto e solo troppo tardi si accorse che aveva cancellato l'ultima parte.
- " NO !! " - urlò - " non è giusto, adesso ... adesso che stavo scoprendo la verità, non è giusto !!! " -. Afferrò con rabbia il registratore e lo scagliò verso lo specchio alla sua destra, che rifletteva la sua immagine: - " Voglio ucciderti ! " - gridò e mentre lo diceva sul suo viso apparve un ' espressione sorpresa, sconvolta.
Il rumore dello specchio che andava in frantumi snebbiò la sua mente, sdoppiò la sua immagine: ... lui... lui era ... l'altro, erano la stessa persona, era troppo tardi ....
Un frammento di specchio si conficcò nella sua gola tranciando di netto la carotide: riuscì solo a pensare al suo nome:
.... Tom Lee Zabroza ..... psicologo !!!